Diario di Adamo (Vanity Fair), 10/12/2015
Ho una nipotina, l’ottava meraviglia del mondo: un folletto di allegria e intelligenza in cui fatico (cuore di zia) a trovare un solo, minuscolissimo, difetto. Ha 7 anni ed è nata in una parte del mondo in cui i nasi sono schiacciati e gli occhi allungati, i capelli sono sottili e lucidi come la seta, e la pelle ha una sfumatura ambrata. È nata in Vietnam, questo mio folletto adorato, ma a pochi mesi ha incontrato la sua mamma e il suo papà italiani ed è venuta via dall’orfanotrofio in cui era cresciuta. Quando le si chiede come si chiama risponde con la sua vocetta allegra e maremmana con un nome che è per metà italiano e per l’altra metà vietnamita.
A scuola mette insieme un 10 dopo l’altro e le maestre ci hanno raccontato che si dà da fare, senza che nessuno glielo chieda, per aiutare i bambini che hanno qualche difficoltà a stare al passo. Per ora, questa bimba, è una piccola nana felice e allegra ma io tremo al pensiero della prima volta in cui sbatterà il suo nasino a patata contro il muro del bullismo, contro i sorrisi di chi tenterà di farla sentire diversa, contro la cattiveria di chi non conosce il valore della differenza.
Non dico che sarà inevitabile, penso solo che sia molto probabile.
Il bullismo è un cancro silenzioso che si arrampica nel cuore delle sue vittime e, nei casi più gravi, riesce ad annichilire anche i sorrisi più smaglianti e la gioia più sincera. Esattamente come un cancro si nutre della vergogna e della paura di cui le sue vittime finiscono per essere preda, ogni giorno di più, ad ogni presa in giro, ad ogni scherzo cattivo, ad ogni parola bastarda sussurrata a fil di labbra.
I bambini sono creature magiche: capaci di perfezionare i sentimenti di amore e di odio perché non hanno il filtro del politicamente corretto, sono limpidi nel bene e nel male. Ma se del bene posso essere felice, il male mi preoccupa assai. Così, quest’anno, per Natale tra i mille pacchetti colorati che ho preparato per lei, in uno ho messo un libro (alla cui realizzazione ammetto di avere collaborato…) dedicato proprio al tema del bullismo.
Certo di libri che trattano di questo tema ce ne sono molti, ma di solito sono per genitori, più che per bambini. Ma questo no. Questo volumetto (che si intitola “I Bulli non mi fanno paura” ed è pubblicato da Engage Editore, Bologna) fin dal momento in cui lo abbiamo “pensato” aveva un pubblico ben preciso: i bambini. Tutti i bambini del mondo (ok, per il momento d’Italia…) che, in qualche momento della loro vita, potrebbero finire vittime di un episodio di bullismo.
Perché è possibile sconfiggere il bullismo senza ricorrere alla violenza, alle ripicche o a tragedie familiari. È possibile farlo restando tranquilli e fermi nella propria serenità, nella consapevolezza che l’errore sta dall’altra parte: da quelle di chi sfotte, non di chi è sfottuto.
Spiegare tutto ciò a un bambino non è semplice, ma in questo volumetto (che è poi una favola illustrata, realizzata anche grazie al contributo di alcuni bambini delle scuole elementari Alberico Gentili di Palermo) si riesce a far capire ai più piccoli che i bulli non sono dei tipi tosti, sono solo dei ragazzini pieni di problemi che si possono rendere inoffensivi in modo molto semplice.
«IL GIORNO DI NATALE, QUANDO LA MIA PAPERINA CON GLI OCCHI A MANDORLA SCARTERÀ LA SUA COPIA DE “I BULLI NON MI FANNO PAURA”, ME LA PRENDERÒ SULLE GINOCCHIA E LEGGERÒ CON LEI QUESTA STORIA. LO FARÒ DA ZIA CHE HA VISSUTO SULLA SUA PELLE DI BAMBINA IL DOLORE DEL BULLISMO E CHE HA IMPIEGATO ANNI A TRASFORMARE QUESTO DOLORE IN UNO STRUMENTO PER AIUTARE CHI NE È A SUA VOLTA VITTIMA.
PERCHÉ IL BULLISMO È UNA ROBA ATROCE, È UNA SOFFERENZA INDICIBILE E INGIUSTA. E PERCHÉ NESSUNA INFANZIA DEVE VENIRNE VIOLATA. O, ALMENO, NESSUNA INFANZIA DA OGGI IN POI»
Deborah Dirani