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Aziende di successo – Piaggio, la storia fatta su due ruote

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Aziende di successo – Piaggio, la storia fatta su due ruote


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Aziende di successo – Piaggio, la storia fatta su due ruote

Aziende di successo

Chi non ha mai visto, se non tutto, almeno un fotogramma del film “Vacanze Romane”? Erano i primi anni ’50 e quella Roma, immortalata magistralmente nel concetto di “dolce vita”, aveva come protagonisti i più grandi attori e registi italiani e stranieri come Julie Andrews, Marcello Mastroianni, Anita Ekberg, Vittorio Gasmann, Alberto Sordi e Federico Fellini. Ma accanto a loro stava lo strumento principe delle loro avventure, il loro mezzo di locomozione: una Vespa, una Vespa targata Piaggio.

Ma come si è giunti a quel momento? La storia di questa grande azienda italiana è lunga e piena di colpi di scena, scelte coraggiose, innovazioni, cadute, determinate risalite e, soprattutto, grandi successi.

Tutto partì con l’appena ventenne Rinaldo Piaggio, che nel 1884 fondò la sua Società Rinaldo Piaggio, che si occupava di arredamento navale di lusso. Gli affari andavano così bene che ben presto si poté iniziare a pensare ad un ulteriore sviluppo, questa volta nel settore ferroviario, all’epoca il più innovativo del mondo.

Nei primi decenni del novecento, con questi due settori ormai stabilmente affermati, Rinaldo decise di investire nell’ennesimo settore all’avanguardia: l’aviazione. Tra il 1915 e il 1917 la Piaggio si espanse in Toscana, dove venne rilevata un’azienda aeronautica di Pisa, trasformando il Gruppo Piaggio in uno delle più grandi realtà economiche del paese.

Qui troviamo un divertente aneddoto che ci delinea bene il profilo del fondatore dell’impresa. Sempre alla ricerca di tecnici all’avanguardia, nel 1923 Rinaldo si era ritrovato impantanato nella contrattazione per acquisire il valente  progettista Giovanni Pegna, che lavorava per lo stabilimento Bonmartini.
Dato che le trattative si dilungavano a causa dell’intransigenza di Bonmartini a lasciar andare il suo uomo migliore, Rinaldo alla fine ruppe gli indugi e acquistò (per la rilevantissima somma di un milione e settecento mila lire dell’epoca) l’intero stabilimento Bonmartini, con tutto quello che si trovava al suo interno, compresi Pegna, i tecnici, le maestranze e le commesse.

Questo mostra non solo la determinazione del fondatore, ma anche la vera essenza della Piaggio, che fin dai suoi albori fu sempre proiettata alla ricerca dell’eccellenza, dell’innovazione, della qualità e della produzione di beni all’avanguardia, cosa che gli permise di superare sia le varie crisi nazionali e mondiali, sia le sfide dei grandi mercati globalizzati.

La Seconda Guerra Mondiale portò alla distruzione della maggior parte degli stabilimenti Piaggio, che erano stati riconvertiti alla produzione bellica, diventando così obiettivi per i bombardamenti attuati dalle “Fortezze Volanti” americane, i tristemente famosi B-29.

Rinaldo era morto nel 1938 ma i figli ne raccolsero l’eredità, dividendosi l’impero. Armando decise di continuare con l’ arredamento ferroviario e navale, nonché il settore aeronautico; Enrico, invece, aveva un’altra idea imprenditoriale per l’Italia che doveva ripartire dal zero del dopoguerra.

Voleva infatti costruire un mezzo di trasporto semplice, a basso costo, a basso consumo, adatto nella guida per tutti, donne comprese. A Biella, dove erano sfollati gli impianti della Piaggio di Pontedera, tecnici ed ingegneri avevano lavorato alla costruzione di un piccolo scooter. Il nome, scelto dagli stessi operai a causa della sua strana forma, era stato quello di Paperino.

Enrico, appena arrivato a Biella con il geniale ingegnere aeronautico Corradino d’Ascanio (che aveva progettato anche un primo modello di elicottero), era entusiasta dell’idea dello scooter ma non gli piaceva quel prodotto, perciò incaricò d’Ascanio di riprogettare tutto.

Quest’ultimo non amava molto l’idea di motocicletta, perciò utilizzò tutte le sue conoscenze aeronautiche per ovviare a tutti gli aspetti che trovava scomodi e fastidiosi della stessa. Progettò quindi un veicolo con materiali ultraleggeri, partendo da un disegno di una persona comodamente seduta, sotto la quale venne progettato tutto il veicolo.

Il modello definitivo vide la luce nel 1946 ed Enrico, sentendo il ronzio del motore e notando la parte molto ampia del sedile rispetto alla parte centrale e alla coda più strette, esclamò “Pare una vespa”, e vespa fu!

Dal momento della sua presentazione ufficiale a Roma, nel circolo di golf del generale Stone, capo delle forze alleate in Italia, le vicende della Vespa diventano non solo una storia di successo  e innovazione, ma anche di costume italiano e mondiale.

Abbiamo parlato all’inizio del cinema, ma fu anche all’avanguardia nella promozione pubblicitaria, che vide per la prima volta protagoniste delle donne. Il fenomeno Vespa assunse contorni internazionali fin dagli anni ’50 con sedi in Inghilterra, Germania, Spagna e Francia. Vespa diviene sinonimo di libertà, di fruibilità per lavoro e per tempo libero.

La Vespa stimolò inoltre varie iniziative, gare, competizioni e raduni. Famosissimi e popolari ancora oggi sono i “Vespa club”, veri circoli culturali del mondo Piaggio. La Vespa accrebbe la sua leggenda con alcuni traguardi molto particolari, come il record mondiale di velocità (171 km/h) del 1951 grazie al modello “siluro” della Vespa 125.
Sempre in quegli anni Georges Monneret costruiva una Vespa anfibia per il rally Parigi-Londra, Giancarlo Tironi superò in Vespa il Circolo polare artico e ancora l’argentino Carlos Velez attraversò la Cordigliera delle Ande nel tragitto da Buenos Aires a Santiago del Cile.

Tra il 1963 e il 1966 nacquero i due fortunatissimi modelli della Vespa 50, che ha motorizzato generazioni di ragazzi e il ciclomotore “Ciao”. Nel 1969 viene acquisita la Gilera e in seguito anche il marco Bianchi.

Ancora oggi, nonostante i cambiamenti, le crisi e la globalizzazione, il marchio Vespa, Piaggio e Gilera risultano ancora essere testimonial d’eccezione del made in Italy nel mondo, partecipando da protagonisti alla scrittura della storia industriale e imprenditoriale italiana attraverso la creatività, l’innovazione e l’operosità delle sue risorse umane.

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